Il sonno della ragione.
Per la giornata delle memorie
Nel teatro Comunale di Casale, il 27 gennaio, nella Giornata della Memoria, si è tenuto un recital con testi e narrazione di Giuliana Nuvoli, accompagnati dalla voce di Alice Sentieri.
Sono stati scelti, fra i tanti, sei diversi genocidi che attestano come la crudeltà dell’uomo non conosca né tempo, né latitudine.
I testi del recital sono confluiti in un libretto che ha lo stesso titolo, ed è uscito all’inizio del mese di marzo 2024 per i tipi di “Stampa 2009”.
Il libretto verrà presentato il Venerdì Santo, 29 marzo, nella Sala romana della Canonica.
Riportiamo di seguito l’Introduzione di Giuliana Nuvoli.
INTRODUZIONE
Non vi è animale più crudele del sapiens sapiens, quello che chiamano uomo e alla cui specie noi apparteniamo.
Altre specie convissero con l’homo sapiens, ma solo lui riuscì a sopravvivere: più abile, più intelligente, più fortunato? Certo più duro, sfrontato, senza scrupoli.
E l’idea che una specie (poi una razza) dovesse dominare, dovesse – anzi – avere lo spazio tutto per sé ha guidato la storia dei popoli da troppi millenni.
Non vi è mai stata la capacità di convivere pacificamente; non vi è mai stata la convinzione che vi fosse una alternativa all’aggressività.
E allora le guerre e gli stermini. Talora di interi popoli, in una operazione che, da non molto, è definita genocidio. Il termine genocidio è stato coniato da Raphael Lemkin, un giurista polacco di origine ebraica, che, nel 1943, nel libro dedicato a Il dominio dell’Asse nell’Europa occupata, introduce questa parola nuova, che indica «la distruzione di una nazione o di un gruppo etnico», non necessariamente attuata tramite sterminio, ma perseguita anche tramite l’annientamento dei fondamenti della vita di gruppi nazionali: le sue istituzioni sociali, politiche, religiose, la cultura, la lingua.
L’arcipelago gulag e i campi di concentramento tedeschi forse non sono neppure i più terribili esempi di genocidio (Leonardo Pegoraro, I dannati senza terra. I genocidi dei popoli indigeni in Nord America e in Australia, Meltemi 2019): ve ne sono stati ben altri, come scrive nella sua introduzione Franco Cardini, “volontariamente e sistematicamente praticati negli ultimi tre secoli da governi e società civili immersi nella più specchiata e irreprensibile temperie liberal-liberista: americani, inglesi, olandesi”.
Andavano in terre sconosciute e vi piantavano le loro bandiere: terra nullius, terra di nessuno. Perché se erano diversi, erano “nessuno”. La dis-umanizzazione dell’altro è alla radice dei genocidi.
Per questo crediamo che il 27 gennaio, la giornata della memoria, non possa essere appannaggio di un solo popolo: non vi è uno sterminio peggiore di un altro. Così abbiamo scelto di parlare di Giornata delle Memorie, dilatando il significato attribuitole da Moni Ovadia (2015), che volle ricordare come le vittime della Shoah non fossero stati solo ebrei ma anche “rom, antifascisti, omosessuali, menomati, Testimoni di Geova, slavi, emarginati, militari che rifiutarono di piegarsi ai nazifascisti” in “Giorno delle memorie”.
Sono stati riconosciuti come genocidi 15 eventi: ma sono molti di più. Conosciamo solo quello che viene reso noto, e diamo valore diverso a ognuno di essi seconda della risonanza che hanno avuto, e del potere di comunicare che hanno i superstiti.
Fra i genocidi ne abbiamo scelti 6, non seguendo una scala di valori: piuttosto perché di natura diversa fra loro e perché dislocati in continenti diversi: America, Australia, Asia, Africa, Europa. La loro narrazione è sintetica: ma abbiamo dato indicazioni perché ogni lettore possa indagare e farsi un’idea autonoma per ognuno di essi.
Quello che resta, ogni volta, è lo sgomento per come il potere possa essere utilizzato contro il genere umano, mentre dovrebbe proteggerlo; e per quanto stolidi, crudeli, sociopatici siano stati nel tempo (e siano ancora) molti di coloro che ne sono al vertice.